Spieghiamo i vantaggi del consumo di soia dimostrati scientificamente e smontiamo la “bufala anti-soia” che continua a sopravvivere da decenni.
Sul tema del consumo di soia esistono purtroppo molti articoli allarmistici che non si basano su dati scientifici e che hanno come unico effetto quello di creare confusione nei lettori.
Il più delle volte gli autori sono in cattiva fede, altre volte sono in buona fede, ma le loro affermazioni sono basate sull’ignoranza, e ripetono semplicemente quello che hanno letto da altre parti.
Cerchiamo di fare chiarezza, spiegando in breve quali sono i vantaggi dimostrati scientificamente e che non esistono pericoli, sulla base di millenni di utilizzo di questo legume e di studi scientifici appositi; ma soprattutto intendiamo spiegare da dove è nata la “bufala anti-soia” e quali sono gli interessi nascosti dietro la continua diffusione di informazioni errate, che incutono nelle persone timori infondati.
I vantaggi per la salute dimostrati dagli studi scientifici
Nella letteratura scientifica accreditata (quella peer-reviewed) sono ormai numerosissimi gli studi che dimostrano i vantaggi derivanti dal consumo di soia, sia per la prevenzione di malattie degenerative che per alleviare altri tipi di disturbo.
Il consumo di soia abbassa il colesterolo e protegge dalle malattie cardio-vascolari. È anche protettivo verso il diabete e migliora la salute dell’osso. È utile alle donne in menopausa per combattere i sintomi tipici, come le vampate di calore.
La soia si è dimostrata protettiva verso alcuni tipi di cancro; in particolare ci sono buone evidenze che mangiare soia nell’adolescenza e nell’età adulta diminuisca il rischio di cancro alla mammella nelle donne e l’effetto protettivo vale anche per le donne che hanno già avuto una diagnosi di cancro. Non è utile solo per la prevenzione dei tumori femminili, ma anche per quelli maschili ormono-sensibili, come quello alla prostata.
I vantaggi sul piano ecologista
La soia ha anche vantaggi sul piano ecologista: è una coltivazione con alte rese per la produzione di proteine vegetali e il suo impatto ambientale è dunque molto minore (7-8 volte minore) di quello della produzione dello stesso quantitativo di proteine da alimenti di origine animale (carne, pesce, latticini, uova). Si tratta di un vantaggio sia per le popolazioni più povere, sia per le nazioni industrializzate che consumano troppi prodotti animali e che trarrebbero grande giovamento dal passaggio alle proteine vegetali.
Il disboscamento della foresta amazzonica per far posto a coltivazioni di soia, di cui si sente a volte parlare, non riguarda la soia per il consumo umano, ma quella per i mangimi degli animali allevati per la produzione di carne. Passare dunque al consumo di proteine vegetali aiuta anche in questo senso.
La sicurezza per l’organismo umano
Per prima cosa, rassicuriamo chi teme che la soia sia geneticamente modificata: in Europa, quella per il consumo umano non lo è. Se lo fosse, dovrebbe essere riportato sull’etichetta del prodotto e si potrebbe così decidere di non acquistarla. Ad essere quasi sempre OGM è invece quella per i mangimi animali; nei prodotti animali, inoltre, non c’è obbligo di riportare in etichetta l’utilizzo di mangimi OGM. Quindi chi vuole evitare gli OGM deve evitare tutti i prodotti di origine animale, non certo la soia.
Per quanto riguarda la sicurezza per l’organismo umano, essa è ampiamente dimostrata dai millenni di utilizzo di questo alimento dai popoli asiatici, per i quali si tratta di un cibo tradizionale. Anche tutti gli studi scientifici seri lo confermano. Il consumo di soia è sicuro anche per chi ha avuto un tumore, in individui con rischio di insorgenza di tiroiditi, e nei bambini, fin dalla nascita.
Le affermazioni secondo cui la soia sarebbe “pericolosa” derivano solo da dati aneddotici (vale a dire casi singoli e non studi compiuti su larghe fasce di popolazione), test su animali (quindi senza alcuna valenza sull’essere umano) o studi su un piccolo numero di persone privi di valore statistico.
Alcuni sono spaventati dal fatto che la soia contiene fitoestrogeni e credono che questo possa portare problemi di infertilità o allo sviluppo sessuale: ma anche gli altri vegetali contengono fitoestrogeni. Tutti i legumi, i cereali, i semi, la verdura,ecc. I fitoestrogeni sono sostanze che hanno effetto positivo sulla salute umana e non vanno confusi con gli estrogeni.
Gli studi scientifici delle istituzioni
Il governo britannico ha commissionato una ricerca per investigare sui possibili pericoli della soia, e non è stata scoperta alcuna pericolosità. Come riferisce la dottoressa Justine Butler in un articolo del 2010 su The Guardian: “Nel 2003, il rapporto del Comitato sulla tossicità del Dipartimento della Salute affermava che non c’era alcuna evidenza che le persone che consumavano regolarmente alte quantità di soia, come i cinesi e i giapponesi, avessero uno sviluppo sessuale alterato o problemi di fertilità. Occorre ricordare che la Cina è la nazione più popolosa del mondo, con oltre 1,3 miliardi di cittadini, e che da 3.000 anni consumano soia.”
Chi deve evitare la soia è soltanto chi ne è allergico, così come avviene per qualsiasi altro cibo: altri legumi, le noci, il sedano, ecc. Per tutte le altre persone non esistono pericoli, ma solo benefici.
Per contro, non vi è nemmeno un “obbligo” di consumare prodotti a base di soia, se si segue un’alimentazione a base vegetale: si tratta un prodotto comodo e benefico, ma se non si desidera consumarlo, non vi è alcuna necessità di farlo. Dopotutto, è solo un legume, ed esistono molti altri legumi da utilizzare.
Vale sempre e comunque la raccomandazione di evitare un consumo eccessivo di prodotti derivati dalla soia: non perché alti consumi comportino danni, ma soltanto perché l’alimentazione deve essere variata e quindi i diversi cibi vegetali vanno consumati a rotazione. Se si consuma molta soia si penalizzano gli altri legumi e gli altri alimenti vegetali.
Storia di una bufala
Ma com’è nata questa leggenda della soia dannosa? La Dottoressa Justine Butler, della Vegetarian & Vegan Foundation, ha investigato a fondo e ha scoperto che la maggior parte dei vari miti anti-soia sono stati inizialmente diffusi da un gruppo statunitense, chiamato Fondazione Weston A. Price (WAPF).
Fonte: Dr. Justine Butler (Senior Health Campaigner, Vegetarian & Vegan Foundation), su The Guardian, Ignore the anti-soya scaremongers, 1 luglio 2010.
https://www.theguardian.com/commentisfree/2010/jul/01/anti-soya-brigade-ignore-scaremongering.
Tale fondazione ha come scopo quello di far aumentare il consumo del latte crudo non pastorizzato e sostiene che i grassi saturi animali siano essenziali per una buona salute e che l’introduzione di grassi animali e alti livelli di colesterolo non abbia alcuna correlazione con le malattie degenerative. Tutte affermazioni in contrasto con le reali scoperte scientifiche degli ultimi decenni.
Questo gruppo estremista condisce i suoi articoli con citazioni errate, aneddotiche, o semplicemente campate in aria. Tra i suoi membri si trovano dei personaggi peculiari: un tossicologo che, dopo aver scoperto che la soia era dannosa per i pappagalli, si è convinto che lo fosse anche per gli umani; il dr. Stephen Byrnes, che sosteneva che una dieta a base vegetale distrugge l’ambiente e che la sua robustissima salute era dovuta a un alto consumo di ingredienti animali (ma è morto di ictus a 42 anni). Un’altra loro sostenitrice è la dottoressa Kaayla Daniel, che ha scritto un intero libro contro la soia.
Nonostante le inesistenti basi scientifiche, la tesi di questa organizzazione ha trovato terreno fertile e si è diffusa, con molta probabilità aiutata dall’industria lattiero casearia (molto agguerrita e potente sul fronte del marketing), cui questa disinformazione fa molto comodo. Anche ai “complottisti” di vario genere questa tesi piace, ed è stata perciò ulteriormente diffusa, anche grazie al web e poi ai social network.
Scomparirà mai? Probabilmente no, come ogni leggenda metropolitana. Per questo è importante riconoscerla come tale e informare i propri conoscenti che finiscono per crederci.